domenica 3 giugno 2007

Il castello inespugnabile




Quando sei piccolo ti puo capitare di immaginare dei luoghi fantastici, dei luoghi che nella vita quotidiana tra il tuo condominio, l'asfalto e la scuola non puoi certo incontrare. Ti puo capitare di guardare delle figure disegnate, di appassionarti a racconti, ti può capitare di provare delle emozioni particolari a leggere una storia e a guardare delle illustrazioni. Quando ero piccola io vivevo in un appartamento in un piano alto di un palazzo, andavo a scuola dalle suore e facevo danza classica. Avevo due passioni: la passione numero uno erano i Racconta Storie, una raccolta di storie incredibili che io ascoltavo da una audiocassetta narrate dai piu importanti attori iltaliani e illustrate su un giornalino da divertentissimi illustratori. La passione numero due era il Corriere dei Piccoli. Mio papà ne comprava un numero ogni settimana a me e a mio fratello e poi li faceva rilegare in dei bellissimi libroni da un vecchietto che abitava in una piccola casa in Città Alta. Questo vecchietto usava delle carte con stampe particolari e ancora oggi a Bergamo conservo questi bei libroni cartonati con le vecchie edizioni degli anni 70 e primi anni 80 del Corriere dei Piccoli.
Le vecchie edizioni usavano una carta molto ruvida e giallognola, sembrava quasi carta di mais o carta riciclata. Molto porosa e assorbente e su quelle pagine i colori delle illustrazioni avevano una sfumatira quasi cupa. C'erano dei bei personaggi: la Stefy era la mia preferita in assoluto, con il suo amico Eziomaria e la Samantah che aveva le adenoidi e il cane UBù. C'era la Pimpa,
c'erano i Ronfi con un nasone enorme, c'era Coccobill di Jacovitti che mi faceva paura.
Tra quelle pagine un giorno mi capitò di imbattermi in una serie di strisce a fumetti che colpi la mia fantasia, il mio mondo fantastico in maniera indelebile. Ebbene sì si trattava delle storia di G. e del Drago T. Si narrava di questa bimba di città che aveva un cagnolino grassoccio e che si addormentava e attraverso il sogno finiva in un mondo medievale cupissimo, notturno, teso dove conosceva un drago di nome T. Il drago era ciccione, aveva un bel nasone gommoso e viveva in una casa dentro a un albero davvero molto accogliente e calda piena di tanti cibi buoni e fatti a mano. Solo che poi il drago veniva rapito da un uomo in armatura che lo portava entro una gabbia. Il drago poverino da solo piangeva con gran goccioloni e la bambina G., coraggiosissima per me, lo andava a cercare e lo trovava. E poi accadeva una cosa magica, un fatto che colpiva la mia immaginazione in modo molto intenso. G., T. e il cane si infilavano sotto una coperta e attraverso questa coperta diventavano invisibili e potevano volare via. L'immagine era quella di una coperta da cui spuntavano i piedi dei 3 personaggi: messa come una sacco sopra di loro mentre volavano nella notte sopra le colline. Un immagine che mi faceva paura ma mi affascinava. Quasi come un pensiero di morte. In questo modo G., T. e il cane si salvavano e finivano a festeggiare in un bel borgo medievale.
La storia di G., lo stile del disegno, il tratteggio, i colori densi e caldi, un certo non so che di paura mi rimasero cari per tanti anni. Addirittura già all'università avevo comprato in un negozio di libri vecchi altri libri con storie della G., tanto ero affezzionata al personaggio e allo stile del fumetto.
Un giorno poi per puro caso, non so davvero neanche io perchè, mi sono ritrovata a lavorare con coloro che avevano creato quel fumetto che io da piccola sinceramente avevo tanto amato.
Mi sono fatta raccontare anche dall'autrice qualche storia legata a quell'immagine notturna che mi aveva tanto colpita . E ho scoperto pure che quella è davvero un'immagine particolare nata in un attimo definibile come di Ipnogoghia, uno stato di vita virtuale tra la realtà e il sogno che si prova poco prima di addormentarsi.
Tutto questo è accaduto per puro caso, per pura coincidenza. Non so ancora per mia fortuna o sfortuna ma sicuramente con mio grande stupore e interesse.
Così è anche potuto capitare che quella bimba che ero abbia potuto attraversare un cancello rosso mattone, ed entrare in un giardino ombroso. Abbia potuto inoltrarsi sotto gli alberi e giungere a vedere un castello dalle torri merlate che le ricorda tanto nella sua anima e nella sua fantasia quel castello del fumetto, sopratutto nei colori. Quella bimba che ero ha capito molte più cose su quel fumetto, ne ha potuto annusare a fondo le atmosfere e le sensazioni.
Quel senso di paura e di calore. Quel senso di casa dato dal cibo e dalle suppellettili ma anche la tensione che viene dalle atmosfere chiuse e buie. Un mondo a parte ovattato ma anche opprimente dove manca l'aria e il passato incombe in maniera prepotente.
Dove bisogna essere bimbe coraggiose e dove si deve cercare di accettare e comprendere le tensioni e i momenti di buio che la vita ti presenta.
Nella mia corta vita credo che quasi nulla mi sia successo per caso, tutto alla fine è ritornato, spesso i cerchi si sono chiusi. Molte volte i miei desideri inaspettatamente si sono realizzati , e ciò che mi ha appassionato da piccola mi si riprensentato magicamente da adulta in forme piu vicine e comprensibili. A volte credo che questo sia il senso di tutto, ma è un pensiero bello perche chissà veramente quanti altri cerchi chiuderò, quante altre coincidenze mi capiteranno, quante altre scatole cinesi nel corso degli anni si apriranno.

Nessun commento: