mercoledì 18 luglio 2007

L'amore ai tempi di Zelig


Ieri sera non riuscivo a prendere sonno per il troppo caldo. E allora ho letto molto. Mi è capitato tra le mani un intervista ad Adriana Cavarero, filosofa italiana. Strano...una filosofa...si.

Si parlava di amore e di rapporti di coppia. Quello che la signora dice mi trova perfettamente d'accordo.

La Cavarero sostiene che, compresse nello spazio angusto del precariato sentimentale ed economico, le nuove coppie si dovranno inventare nuovi linguaggi e nuovi modi di stare insieme. E si chiede come riusciremo a contemplare modelli inediti di amori instabili insieme alle fantasie e alle immagini che dentro di noi continuano a generare aspettative e bisogni tipo amore romantico dell'ottocento? Secondo lei ciò che rende infelici le coppie, e soprattutto le donne, è un eccessivo investimento in un concetto idealizzato d'amore. Per cui la coppia è un valore di per se, indipendentemente dalle vite dei singoli che la compongono. E il significato della propria esistenza dipenderà dalla capacità di costruire una vita a due durevole e appagante, dalla possibilità di "amare per sempre". Questa cosa anche per me è inattuabile. Non c'è nulla di piu sbagliato che vivere la propria vita e crearsi una identità concentrandosi solo sul rapporto a due e sulla sua realizzazione. Quanti milioni di altri rapporti d'amore e di amicizia e di fiducia possiamo costruirci attorno a noi? La soluzione in verità è proprio quella delle vite parallele, a volte tangenti. Una sorta di esistenza Zelig. Non si tratta di tradire o mettere maschere diverse a seconda dei contesti, ma bensì di costruire tanti percorsi comunicanti o non comunicanti (il lavoro, il compagno, gli amici) che alla fine formano un tessuto unitario. Così si riesce a tentare la perfezione in ognuno degli ambiti della propria esistenza, senza però doverlo fare in assoluto. Oggi sono l'amica perfetta, domani sarò l'amante perfetta, dopodomani la sorella perfetta, o la collega perfetta.


Una volta ho studiato danza con un allieva di Pina Baush. Era un laboratorio estivo a Santarcangelo di Romagna. La maestra spiegava che la base fondamentale dei suoi esercizi era la ricerca dello Squilibrio. Mi spiego meglio. Ciò che portava avanti il movimento era la ricerca di un equilibrio corporeo che però andava sempre perso per essere poi ricomposto. Se si raggiungeva perciò una posizione di equilibrio il nostro obiettivo in realtà era immediatamente la creazione di un ulteriore posizione di squilibrio. Solo così si sarebbe portato avanti un movimento. Solo così si sarebbe creata una danza.

Ecco...quando io ascolto amiche che sono rimaste nel loro piccolo angolo di cielo e se lo fanno tutt'ora bastare...ecco...io a quelle persone care dico...si...ti capisco...ma io preferisco ricercare lo squilibrio. Sarà più faticoso. Sarà più snervante. Ma dentro una vita ci sono così tante vite, così tanti pezzi di cielo! Come fai a fermarti a guardarne uno solo? Come fai ad adeguarti ad una idea sola di esistenza, di rapporti, di struttura comportamentale? Si può fare. La maggior parte lo fa. Ma non è detto che siccome lo fanno tutti, questa sia la soluzione migliore.....

Vorrei sapere opinioni anche di altri...

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Non è così semplice come lo hai descritto, perchè i rapporti, di qualsiasi genere o categoria socilae siano , son fatti di sentimenti umani e non di mostruosi meccanicismi.

la casa a pois ha detto...

Non è così semplice. Ma definirlo mostruoso mi sembra eccessivo. Se solo si riuscisse a trovare un equilibrio in se stessi per stare serenamente insieme agli altri. Se solo non si smettesse mai di aprirsi al mondo e alla infinita possibilità di rapporti, credo proprio che si starebbe tutti un meglio.

Anonimo ha detto...

sono daccordo con l' idea dello squilibrio,del movimento continuo ;
Passare da una posizione ad un altra ..sempre dinamicie e vivi .
L' importante pero è sapersi fermarsi ,fare delle pause ,avere/imporsi la possibilitaìà di riposare un attimo per poi ripartire.
chi si ferma (nn) è perduto . come invece molti vogliono farci credere.

Anonimo ha detto...

ahh io poi quando mi fermo penso sempre un attimo al balletto che ho creato per capire se
è meglio passare dal tango al balletto classico
se ho calpestato i piedi a qualcuno o se l' ho reso felice con una piroetta artistica
se preferisco i balli di gruppo da quelli di coppia o preferisco ballare da solo.
l' importante e nn smettere, avere un buon maestro , sbagliare il meno possibile i passi e mai prendersi troppo sul serio.

la casa a pois ha detto...

Ciao anonimo..ma chi sei?Un ballerino/a?

Anonimo ha detto...

E' estate e lui è lontano. Poi parto anch'io e non ci vedremo per un po'. Al mio ritorno però ho sempre davanti la stessa stupenda persona che mi accompagna da sempre.

Massimo ha detto...

Secondo me, è utile non essere mai pienamente soddisfatti di ciò che si ha e chiedersi se si può fare un altro passo avanti. Quindi certo, viva lo squilibrio. L'importante secondo me è però che abbia una direzione, un obiettivo, magari non raggiunto o non raggiungibile ma non per questo assente. Altrimenti si ruzzola e basta. Lo squilibrio è alla base del camminare e del ruzzolare, ma sono due cose ben diverse...